Dal campo di lavoro ad una Associazione: nasce Mwendo

Inserito in il viaggio non è finito: progetti post-campo | venerdì 18 aprile 2008 | |

Agosto 2004: sotto l’ala di AFRICA OGGI svolgiamo un campo di volontariato a WASA, un piccolo villaggio della Tanzania, nel distretto di IRINGA.

Marzo 2008: l’associazione MWENDO CAMMINO INSIEME è operativa nel finanziare piccoli progetti di sviluppo nel villaggio di WASA.
Da un campo di volontariato nasce un piccolo ente benefico che si rivolge alle persone conosciute in quel campo.
E non poteva non essere così! Perchè?
I fondatori di questa associazione sono da sempre interessati ai temi della cooperazione internazionale allo sviluppo. Parolone grosso che è stato adattato a una piccola realtà NO PROFIT che fa il suo. E come ci riesce? “Fare il suo” vuol dire che MWENDO si rivolge a un contesto che i suoi fondatori hanno conosciuto di persona. E con il quale sono sempre rimasti in contatto. Il parolone, ovvero la cooperazione internazionale allo sviluppo, si è concretizzato nell’aiutare una missione cattolica conosciuta realmente. E il missionario di laggiù, padre Francesco, ha sempre appoggiato e visto favorevolmente tutto questo. Mica uno qualunque, padre Francesco! Pianifica e vede molto lontano.
Ci sono tanti enti nel mondo che aiutano le realtà meno fortunate e sostengono progetti in zone diverse. Alcuni lavorano bene, altri un po’ meno. MWENDO conosce WASA e non poteva che rivolgersi a questo villaggio. Se tutto gira liscio, da WASA si potrà iniziare ad operare nelle altre missioni vicine della diocesi di IRINGA, espandendo il raggio d’azione dell’associazione.
Tra qualche tempo e con alle spalle diverse cose realizzate potremo dire con emozione che tutto nacque da un campo di volontariato a WASA.
Stefano F.

Appunti di vita quotidiana: uomini, donne e bambini a Wasa, Tanzania

Inserito in Diari di viaggio | sabato 18 settembre 2004 | |

APPUNTI DI VITA QUOTIDIANA

uomini, donne, bambini a WASA, Tanzania

Stefano a Wasa, Tanzania 2004

“,Il punto focale della questione è questo: loro non hanno tanto: le case sono quelle, i vestiti sono il più delle volte stracciati, girano a piedi nudi ovunque, alcuni tossiscono e hanno il naso che cola, alcuni sono proprio nella miseria totale, vivono di allevamento, grano e legname, gli uomini li vedi a gruppi che parlano seduti sulla pietra e ci osservano, le donne lavorano, trasportando il bimbo in spalla e le ceste sulla testa,Questi bambini non li vedi mai soli, mai una volta che ne becchi uno escluso o isolato: sono sempre in gruppo… Stando tutto questo, loro sono contenti; ci sorridono e l’obiettivo è la fine della giornata. Non importa se mangeranno polenta o cosa, in quelle costruzioni in fango, in condizioni igieniche pietose. Loro non sanno che c’è fuori da questa savana. Loro ci guardano curiosi”.

Ecco le primissime sensazioni, due giorni dopo l’arrivo, il 4 Agosto.

La situazione sociale di Wasa, di certo estendibile a quella dei villaggi limitrofi, è la cosa più interessante e affascinante da osservare e su cui riflettere una volta tornati in Italia; credo sia il punto di partenza da considerare per qualsiasi intervento a favore di questa gente. È dalla situazione sociale che derivano l’economia del villaggio e le condizioni di salute dei suoi abitanti; sono gli usi e costumi quotidiani della gente che determinano tutto il resto; qui, più che in ogni altra parte del mondo.

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Il piccolo grande “don” di Wasa

Inserito in Diari di viaggio | giovedì 1 aprile 2004 | |

A Wasa, un villaggio sperduto nell’ altopiano vicino ai monti Kipengere, in Tanzania, è pilastro della comunità don Francesco Msofu.

Don Francesco proviene dalla zona di Usokami, precisamente dal villaggio più lontano della regione, nella zona montuosa: Ukami.

Anni fa c’erano solo due famiglie di cristiani in quel villaggio. Nel 1983 un giovane di Mapanda raggiunse quella terra “nascosta” per insegnare religione nella scuola e intraprendere un cammino spirituale con i ragazzi.
Fra i giovani c’era anche lui, un ragazzo orfano di genitori, che viveva con la nonna.

Prese i voti, e in tutta la comunità vi fu una grande festa: c’erano gli abitanti di Ukami e dei villaggi vicini, increduli e gioiosi, pieni di orgoglio perchè uno di loro era diventato Padre, come i Padri Missionari.

Si pensi che il protettore della comunità di Ukami è proprio San Francesco,

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