Auguri di Buon Natale e Felice 2011

Inserito in Africa Oggi informa | mercoledì 15 dicembre 2010 | |
Sono 67 Natali che celebro, uno differente dall’altro, un po’ in missione e un po’ in un qualsiasi luogo del mondo, ma il mistero non cambia per nulla. Ero io che cambiavo, l’approccio, l’ascolto alla provocazione che mi veniva data.
Tempi di pace, tempi di guerra. Tempi di grandi crisi economiche, vissute con dignità e solidarietà, crisi umane mai risolte, famiglie divise, corsa da parte di tutti nel trasformare la festa della Grande Notizia in una gazzarra pubblica, con spettacoli, che rimandavano indietro nel tempo della storia intere generazioni, facendone una festa pagana. Eppure, noi continuavamo a stare al nostro posto, per confermare quei piccoli miracoli di fede di piccoli Resti di Israele, che si dissociavano e seguivano l’istinto di un richiamo nella notte per muoversi e andare all’Incontro.
Sono i nuovi pastori d’oggi, messisi in viaggio dalle città o dalle cordigliere, dalla foresta o dai deserti, da un tugurio per casa o da un palazzo recintato, che ti garantisce l’esclusività del vivere. Io penso, dal mio studio di Milano, a quei miei vecchi parrocchiani di Remolino, che ho lasciato, visitandoli da prigionieri, appena portati a Bogotá, considerandoli criminali di guerra e quindi pericolosi per lo Stato. Tra la lista dei sospetti c’era pure il mio nome.
A fatica ho capito che cosa volesse dire celebrare il Natale e la Pasqua, ma soprattutto la Pentecoste, che con il suo invio non ti annunciava nulla di buono: essere testimoni vivendo le Beatitudini. Nel Caguàn c’è un gruppo di campesinos, che da tempo, vivono un’esperienza in contro corrente, dissociandosi da tutti gli altri coltivatori di coca. Loro hanno scelto altre coltivazioni, lasciando il delitto per incorporarsi in un’economia lecita e sono i coltivatori di Cacao. Sono circa 140 famiglie, raggruppate in un’associazione legale, che vivono come sfida quest’avventura. Hanno seminato il grano e poi l’albero in mezzo alla guerra, non apprezzati da nessuno, ripagati dal sospetto di essere collaboratori della guerriglia. La loro fabbrica continua a sfornare cioccolato puro, invadendo il paese di un
profumo dolce, gradevole per tutti. È l’unico segnale di diverso esistente in quest’angolo dell’Amazzonia Colombiana, sono i resistenti alle provocazioni della violenza, venga da dove venga.
Hanno un progetto in comune, ma da soli non potranno resistere a lungo. Da quando avevo lanciato la campagna “No alla Coca sì al Cacao”, 21 anni fa, sempre pensavo in un sostegno significativo, affinchè non rinunciassero a quest’avventura, meritevole nel 2004 del Premio Nazionale della Pace.
Credo sia arrivato il momento storico per farlo e mi rivolgo a voi tutti, che conoscete il progetto da tempo, per scegliere quest’anno come gesto sociale di sostegno ai poveri, di destinare una qualsiasi cifra al progetto, che potremmo definire: “Premio di produzione di Cacao per i coltivatori di Cacao, prima coltivatori di Coca”. Senza una spinta, che venga da fuori, per loro sarà difficile sostenere le spese di coltivazione del cacao, che tanto amano e che hanno seminato tra rumori di guerra.
Questo premio lo abbiamo richiesto allo Stato e a un suo organismo, che aveva le risorse specifiche per questo scopo, riconoscendo l’albero del cacao e del caucciù come alberi amazzonici e utili alla riforestazione degli spazi rimasti vuoti dall’abbandono della coca. Quando un popolo è giudicato e marcato come malvagio, questo marchio non glielo toglie nessuna politica. Solamente la solidarietà può fare il miracolo. Voi lo potete fare realtà, se volete, come e quando vi verrà voglia.
Anche questo è fare missione e un missionario ci ha giocato la sua vita e il suo onore per sfidare la mafia e la guerriglia andando contro corrente, sabotando le coltivazioni di coca e tutto il suo modello di economia e di potere occulto.
Per facilitarvi il cammino e il tramite di fare realtà questa voglia di sostegno al progetto proposto, vi lascio un numero bancario, lo stesso con il quale abbiamo raccolto i fondi per la costruzione dell’acquedotto della popolazione di Remolino:
Cassa Rurale di Sporminore/Tuenno. Numero: IT94 VO82 8335 5300 0000 6220 476
A nome di queste 140 famiglie e del Comitato che gli organizza e a nome della parrocchia, che vigila e sostiene, vi dico GRAZIE e vi assicuro che il vostro Natale 2010 sarà ricompensato perchè avete dato.
Chi vi scrive è lo stesso di sempre, Padre Giacinto Franzoi, raggiungibile in via Luchino del Maino 11 Milano, o per cellulare 392 4645081.
Ciao!
L’Emmanuele sta con noi ovunque.

Sono 67 Natali che celebro, uno differente dall’altro, un po’ in missione e un po’ in un qualsiasi luogo del mondo, ma il mistero non cambia per nulla. Ero io che cambiavo, l’approccio, l’ascolto alla provocazione che mi veniva data.

presepiocolombiano2010Tempi di pace, tempi di guerra. Tempi di grandi crisi economiche, vissute con dignità e solidarietà, crisi umane mai risolte, famiglie divise, corsa da parte di tutti nel trasformare la festa della Grande Notizia in una gazzarra pubblica, con spettacoli, che rimandavano indietro nel tempo della storia intere generazioni, facendone una festa pagana. Eppure, noi continuavamo a stare al nostro posto, per confermare quei piccoli miracoli di fede di piccoli Resti di Israele, che si dissociavano e seguivano l’istinto di un richiamo nella notte per muoversi e andare all’Incontro.

Sono i nuovi pastori d’oggi, messisi in viaggio dalle città o dalle cordigliere, dalla foresta o dai deserti, da un tugurio per casa o da un palazzo recintato, che ti garantisce l’esclusività del vivere. Io penso, dal mio studio di Milano, a quei miei vecchi parrocchiani di Remolino, che ho lasciato, visitandoli da prigionieri, appena portati a Bogotá, considerandoli criminali di guerra e quindi pericolosi per lo Stato. Tra la lista dei sospetti c’era pure il mio nome.

A fatica ho capito che cosa volesse dire celebrare il Natale e la Pasqua, ma soprattutto la Pentecoste, che con il suo invio non ti annunciava nulla di buono: essere testimoni vivendo le Beatitudini. Nel Caguàn c’è un gruppo di campesinos, che da tempo, vivono un’esperienza in contro corrente, dissociandosi da tutti gli altri coltivatori di coca. Loro hanno scelto altre coltivazioni, lasciando il delitto per incorporarsi in un’economia lecita e sono i coltivatori di Cacao.

chocaguanSono circa 140 famiglie, raggruppate in un’associazione legale, che vivono come sfida quest’avventura. Hanno seminato il grano e poi l’albero in mezzo alla guerra, non apprezzati da nessuno, ripagati dal sospetto di essere collaboratori della guerriglia. La loro fabbrica continua a sfornare cioccolato puro, invadendo il paese di unprofumo dolce, gradevole per tutti. È l’unico segnale di diverso esistente in quest’angolo dell’Amazzonia Colombiana, sono i resistenti alle provocazioni della violenza, venga da dove venga.

Hanno un progetto in comune, ma da soli non potranno resistere a lungo. Da quando avevo lanciato la campagna “No alla Coca sì al Cacao”, 21 anni fa, sempre pensavo in un sostegno significativo, affinchè non rinunciassero a quest’avventura, meritevole nel 2004 del Premio Nazionale della Pace.

giacinto-ecuadorCredo sia arrivato il momento storico per farlo e mi rivolgo a voi tutti, che conoscete il progetto da tempo, per scegliere quest’anno come gesto sociale di sostegno ai poveri, di destinare una qualsiasi cifra al progetto, che potremmo definire: “Premio di produzione di Cacao per i coltivatori di Cacao, prima coltivatori di Coca”. Senza una spinta, che venga da fuori, per loro sarà difficile sostenere le spese di coltivazione del cacao, che tanto amano e che hanno seminato tra rumori di guerra.

Questo premio lo abbiamo richiesto allo Stato e a un suo organismo, che aveva le risorse specifiche per questo scopo, riconoscendo l’albero del cacao e del caucciù come alberi amazzonici e utili alla riforestazione degli spazi rimasti vuoti dall’abbandono della coca. Quando un popolo è giudicato e marcato come malvagio, questo marchio non glielo toglie nessuna politica. Solamente la solidarietà può fare il miracolo. Voi lo potete fare realtà, se volete, come e quando vi verrà voglia.

Anche questo è fare missione e un missionario ci ha giocato la sua vita e il suo onore per sfidare la mafia e la guerriglia andando contro corrente, sabotando le coltivazioni di coca e tutto il suo modello di economia e di potere occulto.

Per facilitarvi il cammino e il tramite di fare realtà questa voglia di sostegno al progetto proposto, vi lascio un numero bancario (*aggiornato a gennaio 2011), lo stesso con il quale abbiamo raccolto i fondi per la costruzione dell’acquedotto della popolazione di Remolino:

Cassa Rurale di Sporminore/Tuenno. Numero: IT94 V082 8235 5300 0000 6220 476 *

A nome di queste 140 famiglie e del Comitato che gli organizza e a nome della parrocchia, che vigila e sostiene, vi dico GRAZIE e vi assicuro che il vostro Natale 2010 sarà ricompensato perchè avete dato.

Chi vi scrive è lo stesso di sempre, Padre Giacinto Franzoi, raggiungibile in via Luchino del Maino 11 Milano, o per cellulare 392 4645081.

Ciao!

L’Emmanuele sta con noi ovunque.